Siamo in Italia (ma anche in molti altri paesi dell’Europa occidentale) all’inizio degli anni ’80.
La vita delle aziende diventa sempre più difficile in quanto ci si confronta ogni giorno con un mercato saturo (poco adatto ad assorbire i soliti prodotti) ed in continua evoluzione.
Questa situazione stimola alcuni particolari comportamenti da parte delle imprese:
Una grande concorrenza a tutti i livelli: ciò vale tanto per le materie prime, quanto per i prodotti finiti, tanto per i beni di largo consumo, quanto per quelli strumentali, ecc.;
- Il ciclo di vita dei prodotti diventa sempre più breve in quanto i concorrenti che vogliono imporsi sul mercato devono “inventare” sempre qualcosa di nuovo e ciò accorcia inesorabilmente la vita dei prodotti esistenti;
- La proliferazione della gamma; la concorrenza stimola la creazione di prodotti nuovi che spesso si aggiungono, senza sostituirli, a quelli vecchi;
- Il lead-time concesso ai fornitori si restringe sempre di più perché altrimenti si scelgono aziende più veloci ed efficienti;
- I prezzi vengono abbassati, perché la concorrenza si fa anche e soprattutto sui prezzi.
In un contesto simile, dove i margini si riducono sempre più, qual è l’azienda vincente?
La ricetta è apparentemente molto semplice: flessibilità.
Flessibilità significa capacità di adeguarsi rapidamente alle esigenze di un mercato volubile e quindi essere in grado di cambiare rapidamente prodotti, processi, programmi e anche strutture se necessario.
Ma come si fa ad essere flessibili ? L’azienda, alcune aziende sono rigide quasi per definizione.
Cosa fare allora in concreto?
Lo vedremo nella prossima puntata.
(fonte: logisticamente)